Sul Titano un convegno sull’Alzheimer grazie a Università e ISS: San Marino può essere una base internazionale per la diagnosi precoce?
Ateneo
Venerdì 27 maggio una conferenza internazionale sul tema avvierà la seconda fase di una ricerca che dal 2016 coinvolge l’Ateneo sammarinese, l’Istituto per la Sicurezza Sociale e tre realtà accademiche inglesi
Il Titano rappresenta il contesto giusto per capire se esistono dei segnali precoci, individuabili in maniera economica e non invasiva, per verificare se una persona sarà affetta dal morbo di Alzheimer entro tre anni dagli esami e implementare così un sistema a beneficio della salute dei cittadini?
Alla risposta, dal 2016, lavorano accademici dell’Università degli Studi della Repubblica di San Marino e medici dell’Istituto per la Sicurezza Sociale con il coinvolgimento degli Atenei inglesi di Reading, Exeter e Birmingham, coordinati dal ricercatore sammarinese Francesco Tamagnini.
Attraverso un’analisi su circa 40 pazienti seguiti dal Reparto di Neurologia dell’Ospedale di Stato, negli ultimi sei anni il gruppo ha curato una ricerca che inaugura ora la sua seconda fase con un convegno internazionale in programma venerdì 27 maggio nella sala “Il Monte” dell’Ospedale di Stato. L’iniziativa, in programma dalle ore 9 e intitolata “Bridging the minds - clinical and preclinical approaches to the study of neurodegeneration and dementia”, è organizzata dall’Ateneo sammarinese in collaborazione con l’ISS e con il Patrocinio della Segreteria di Stato per la Sanità.
Presentato questa mattina nell’Aula Magna ‘Fausta Morganti’ dell’Antico Monastero di Santa Chiara, il convegno ha l’obiettivo di verificare la possibilità di ampliare il progetto coinvolgendo più pazienti e operando per far evolvere lo studio ‘dai laboratori agli ambulatori’. Ciò sarebbe orientato alla progressiva creazione di una vera e propria attività di screening, molto simile a quelle attualmente implementate per le diagnosi precoci dei tumori, attraverso la quale la cittadinanza potrebbe contare su un sistema non invasivo ed economico rappresentato dall’elettroencefalogramma. È attraverso questo strumento, infatti, che verrebbero evidenziati gli elementi utili per capire se potenziali sintomi precoci come brevi perdite di memoria o lievi cambiamenti di comportamento potrebbero essere i primi segnali del morbo di Alzheimer.
“Questo progetto è nato diversi anni fa quando da un censimento degli studiosi sammarinesi attivi all’estero è emersa la figura di Tamagnini, impegnato in Inghilterra, con il quale abbiamo impostato una ricerca che stiamo portando avanti con grandi risultati e soddisfazioni”, ha spiegato il Rettore dell’Ateneo, Corrado Petrocelli. “Abbiamo scelto di sostenere questo studio, anche economicamente, perché può avere delle positive ricadute sul territorio e coinvolge un tema di grande significato, per la salute delle persone e non solo”.
Un’osservazione subito raccolta dal Direttore Generale dell’Istituto per la Sicurezza Sociale, Francesco Bevere: “I cittadini sammarinesi - ha affermato - hanno il diritto di ricevere tutte le cure di qualità e possibilmente in territorio. Questo studio è importante perché conduce in questa direzione e dimostra la possibilità, per l'Istituto per la Sicurezza Sociale e per San Marino come Paese, di essere protagonista nella ricerca e nella clinica. È necessario proseguire nel miglioramento e allungamento della vita, ma anche vivere al meglio gli anni guadagnati”.
Nel suo intervento, Tamagnini è partito proprio dalla descrizione del contesto sammarinese: “Il fatto che il Titano abbiamo una popolazione ridotta, con un’aspettativa di vita molto alta e parecchio seguita a livello socio-sanitario, ci ha permesso qualcosa di affatto scontato come la creazione di un data base attorno al quale impostare un progetto di grande impatto. Riuscire a individuare alcuni segnali velocemente - ha affermato il coordinatore del progetto, impegnato accademicamente nella University of Reading, nel Regno Unito, e nell’Ateneo sammarinese - può aiutare persone, famiglie e comunità, nonché agevolare il Paese nel prevedere a livello medico e sociale eventuali misure di intervento”.
In questo senso, la responsabile del reparto di Neurologia dell’ISS, Susanna Guttmann, ha indicato le dimensioni del fenomeno sul Titano: “La conferenza che si terrà venerdì è lo sviluppo di un percorso nato come una piccola e allo stesso tempo grande sfida che ha portato a unire e collaborare la ricerca e la clinica medica. Oggi sappiamo che l'incidenza delle malattie neurodegenerative è elevata anche a San Marino. Il registro che abbiamo realizzato all'Unità di Neurologia dell’ISS conta infatti già oltre 400 persone. Per questo l'identificazione precoce dei disturbi cognitivi è fondamentale. È proprio quello che stiamo realizzando attraverso questo progetto di ricerca”.
“Questo convegno è un'occasione unica per fare networking e approfondire le conoscenze su una patologia che la repubblica, avendo un sistema sanitario e una società che presentano come segno distintivo e di vanto un’aspettativa di vita molto alta, non può non affrontare”, ha affermato Christian Ferrari in rappresentanza della Segreteria di Stato per la Sanità. “Ringrazio i relatori per l'entusiasmo con cui stanno portando avanti queste ricerche, nonché l'Università e l'ISS per aver intrapreso questo percorso di collaborazione e arricchimento insieme. Il fare rete è una modalità di lavoro vincente. È questo il prezioso insegnamento che deriva dal convegno e dal lavoro di Guttmann e Tamagnini”.
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