Otto idee per il soccorso in mare e l'accoglienza dei migranti: i progetti dell'Università di San Marino per Mediterranea Saving Humans
Ateneo
Ideati da un team di 25 studenti nuovi allestimenti per la nave Mare Jonio
Un’appendice gonfiabile per rendere più stabile l’approccio dei mezzi di soccorso che entrano in contatto con i gommoni dei migranti agevolando allo stresso tempo il passaggio delle persone da un’imbarcazione all’altra, un nuovo e pratico strumento per recuperare i soggetti eventualmente caduti in mare, quattro kit per rispondere alle necessità più immediate in termini di accoglienza, alimentazione e riposo. Queste alcune delle soluzioni proposte dagli studenti protagonisti dei recenti workshop in Design dell’Università degli Studi della Repubblica di San Marino per la nave Mare Jonio di Mediterranea Saving Humans. I progetti, che coinvolgono sia le fasi di recupero dei migranti in mare che la loro permanenza sull’imbarcazione, includono inoltre due soluzioni per riallestire le aree in cui vengono accolti, curati e ospitati i soggetti una volta a bordo, in sostituzione degli attuali container.
Presentati sabato scorso, i risultati del workshop coordinato dal designer Alessio Abdolahian insieme alla tutor Benedetta Ferri e sotto la regia del docente Riccardo Varini sono frutto di una full-immersion che ha coinvolto 25 studenti da lunedì 8 luglio a sabato 13, con la creazione di 11 gruppi di lavoro così suddivisi: otto per la realizzazione di altrettanti progetti, due concentrati su una campagna ‘social’ per condividere quanto realizzato e sensibilizzare sul tema, uno per le ricerche. Durante il primo giorno di attività i designer e gli studenti hanno incontrato Giulia Mezzi di Mediterranea Saving Humans, salita sul Titano per descrivere approcci, rischi, spirito e necessità relativi alla nave Mare Jonio e alle sue attività.
L’iniziativa rientra nell’ambito di “San Marino Design Workshop”, iniziativa di approfondimento estiva curata dal 2006 dall’Ateneo sammarinese con otto workshop collegati su vari livelli allo sviluppo sostenibile e all’Agenda 2030, programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel 2015 da 193 Paesi dell’ONU.
“Con il contributo di Giulia Sezzi, volontaria di Mediterranea, abbiamo affrontato una prima fase relativa ai problemi vissuti da chi vive su Mare Jonio e dai migranti ospitati”, spiega Abdolahian “Siamo quindi passati a una ricerca che ha interessato il viaggio dei migranti dall’Africa all’Italia, provando a ricostruire un contesto più ampio di quello di un semplice salvataggio. Questa attività di studio e approfondimento ci ha permesso di passare quindi alla creazione di soluzioni capaci di risolvere alcuni dei problemi emersi, in maniera pratica. Fra i progetti, quelli che riguardano la ridefinizione del ponte di Mare Jonio andrebbero a sostituire i container attualmente presenti, che danno poche possibilità di spostare gli spazi a seconda delle esigenze. Occorre inoltre fare i conti con le temperature, di giorno molto caldo, di notte l'opposto. Una delle idee proposte coinvolge una struttura aperta, ventilata e con pareti componibili. Ciò anche perchè i container ricordano ai migranti i mezzi utilizzati per attraversare il deserto. Il nostro scopo, invece, è quello di ridare dignità al momento di prima accoglienza“.
“La ricchezza e complessità dei contesti regionali africani o mediorientali e dell'attuale fenomeno migratorio verso l'Europa pongono interrogativi profondi sul nostro saper essere umani, prima che cittadini di luoghi o comunità stanziali ricche, forti e potenti”, spiega Varini dal corso di laurea in Design dell’Ateneo sammarinese. “Ciò - prosegue - esorta risposte personali e incisive sul nostro sapere e sul dover agire positivamente verso le fragilità di individui o comunità costretti al nomadismo economico, politico, sociale o ambientale. Ritengo formativo, per i nostri studenti e per una scuola che progetta visioni future come la nostra, il fatto di confrontarsi con i temi della vita reale delle persone quali soccorso, accoglienza, rifiuto e respingimento. Pensiamo che il mare debba rappresentare sempre un elemento di unione, scambio e condivisione equilibrata e reciproca. La maturazione della coscienza civica di un progettista passa attraverso la negazione delle visioni superficiali, facili e opportuniste, nonché per l’esaltazione del valore delle differenze. Deve indirizzare la ricerca di proposte meditate verso un'esistenza migliore per tutti”.
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