21.01.2021
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Intervista a Liliana Segre: "Si produca uno sforzo per diffondere memoria, conoscenza, senso di responsabilità"

Ateneo

Intervista a Liliana Segre, Senatrice della Repubblica Italiana, curata da Patrizia di Luca, responsabile del Centro di Ricerca sull’Emigrazione dell’Università degli Studi della Repubblica di San Marino, pubblicata sull'Annuario della Dante Alighieri San Marino (2020).

Nel 2018, a 80 anni dall’emanazione delle leggi razziali – e razziste, come lei ha giustamente ricordato – è stata nominata Senatrice a vita. Quali emozioni e motivazioni accompagnano la sua attività parlamentare?

Al momento della nomina anche il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, mi pose una domanda simile. Risposi che dopo il primo momento di sorpresa per la nomina, del tutto inaspettata, il mio pensiero era andato subito alla bambina che nel 1938 aveva ascoltato alla radio della promulgazione delle leggi razziste del governo fascista. Da quel giorno ero stata espulsa dalla scuola e in pratica dalla vita civile. Quello che avvenne dopo fu la conseguenza di quel primo trauma. Questo senso della memoria e della storia ha sempre accompagnato la mia esistenza e certo anche la mia attività di Senatrice a vita. 

Ha presentato una mozione per istituire una Commissione straordinaria sul tema del razzismo e sulla diffusione dei discorsi d’odio. Quali sono i risultati attesi? Si aspettava l’astensione di alcune forze politiche?  

La proposta della Commissione è nata per contrastare i fenomeni di intolleranza, razzismo e antisemitismo, e per conoscere e approfondire il tema dei “discorsi d’odio”. Non per perseguire qualcuno, ma per affrontare un problema che oggi con i social assume portata immane e che riguarda il senso comune, il diffondersi di determinate idee, comportamenti, parole, oggi si dice “fake news”, che in passato hanno costituito il “brodo di coltura” di comportamenti discriminatori, razzisti, addirittura omicidi.  Non ci sono stati effettivamente voti contrari, ma solo astensioni. Naturalmente mi aspetto che durante i lavori della Commissione ci sia il coinvolgimento e la fattiva collaborazione di tutte le parti. 

Nel suo primo discorso in Senato ha espresso la volontà di “dare in qualche modo la parola” a coloro che subirono la persecuzione razziale, “quella persecuzione che preparò la Shoah italiana del 1943-1945, che purtroppo fu un crimine anche italiano, del fascismo italiano”. Crede che le italiane e gli italiani di oggi abbiano piena consapevolezza delle responsabilità avute dal fascismo oppure che continui a persistere il mito di “italiani brava gente”? 

Atteggiamenti di minimizzazione o addirittura auto-assolutori vanno sempre combattuti. È importante che a tutti i livelli, scuola, università, mondo politico, comunicazione si produca uno sforzo per diffondere invece memoria, conoscenza, senso di responsabilità, spirito critico e autocritico. Solo così formeremo cittadini e cittadine migliori e una migliore qualità della nostra vita civile e anche politica. 

“La storia è un bene comune. La sua conoscenza è un principio di democrazia e di uguaglianza tra i cittadini”. Così inizia l’Appello con il qua- le lei, il professor Andrea Giardina e lo scrittore Andrea Camilleri avete invitato giovani e adulti a difendere la ricerca storica. Perché ritiene così importante lo studio della storia?  

È indispensabile che la conoscenza della storia venga approfondita, fino all’età contemporanea, soprattutto a partire dalla scuola. Quell’appello lo pensammo quando sembrava che il tema di storia dovesse scomparire dall’esame di maturità. Ci sembrava un segnale sbagliato. L’argomento che quel tema veniva abolito perché pochi ragazzi lo sceglievano al momento dell’esame era francamente debole. Semmai quel dato doveva stimolare a fare di più per aumentare fra ragazzi e ragazze la “passione” per la storia. Ma mi sembra che il senso del nostro appello sia stato accolto da opinione pubblica e Ministero. 

Per mantenere vivo il ricordo di ciò che è accaduto durante la Shoah, sono state pubblicate alcune significative testimonianze scritte da coloro che hanno vissuto quegli anni tragici. In quale misura le memorie individuali possono aiutare a comprendere la Storia? 

Le testimonianze dirette sono fondamentali. In verità, in qualsiasi aspetto della storia contemporanea, ma particolarmente quanto alla Shoah, perché ciò che avvenne in quel caso è talmente incredibile e sconcertante che le generazioni future avranno bisogno di testimonianze dirette e circostanziate, di parole e immagini autentiche, per credere a ciò che altrimenti è fuori di ogni logica. 

Si sta sviluppando anche in Italia una “storia di genere”, attenta a ricostruire il ruolo delle donne nei diversi contesti della società. Come riesce, e come è riuscita, a coniugare la vita familiare, la vita professionale, l’impegno civile? 

Il punto di vista femminile è fondamentale per avere una visione più completa e complessa della nostra vita e della nostra storia. Particolarmente quanto alla storiografia è giusto rileggere fatti e personaggi con occhi diversi e da punti di vista inediti ed originali. Quanto a me per decenni non riuscii a rendere “pubblico” il mio discorso. Solo alla nascita del mio primo nipote qualcosa scattò, sentii mio dovere cominciare ad impegnarmi in prima persona per testimoniare, ricordare, diffondere conoscenza e consapevolezza. 

Cosa consiglia alle ragazze che hanno 20 anni? E cosa può unire noi donne? 

Di essere libere, indipendenti, di ragionare con la propria testa. Le donne sono molto forti. Direi che la vicenda stessa di noi sopravvissute alla Shoah ne è riprova. Abbiamo figure davvero ammirevoli di donne che hanno saputo ricostruirsi una vita, famigliare, professionale e culturale, portando il peso della loro esperienza, ma sorrette da una consapevolezza e una forza morale particolarmente acute. 

Ha spesso messo in guardia dai pericoli derivanti dall’indifferenza e ha voluto che su questa parola si concentrasse l’attenzione di chi entra al Memoriale della Shoah di Milano. Perché? 

Perché l’indifferenza fu proprio l’atteggiamento diffuso che più ci fece soffrire all’epoca. Nessuno aiutò una bambina di 8 anni espulsa incredibilmente dalla scuola. Nessuno ti salutava più, nessuno ti invitava più alle feste. Nessuno raccolse il grido di dolore degli ebrei cui veniva rubato tutto: il lavoro, la vita, gli averi, la dignità soprattutto. Nessuno si mise in mezzo alla strada per bloccare le le di camion che portavano migliaia di ebrei al binario 21 della stazione di Milano. E pensi che anche dopo, dopo il 1945, l’indifferenza e l’ignoranza, il voltarsi dall’altra parte, in molti casi continuarono. La sfida contro questi fenomeni, contro questi atteggiamenti, non è mai vinta una volta per tutte. 

Ha più volte ricordato che la memoria è un dovere e con il suo sostegno alla Giornata dei Giusti dell’Umanità testimonia come sia fondamentale anche la memoria del bene. Qualcuno tuttavia teme che ricordare il bene possa sottrarre attenzione allo studio necessario dei crimini commessi. Secondo lei è un rischio reale? 

La denuncia del male non esclude la valorizzazione del bene e non vedo contraddizioni nel proporli insieme. Anzi semmai proprio l’esempio di chi si comportò con umanità e coraggio aiuta a sperare, a impegnarsi contro il male, perché qualcosa di meglio è sempre possibile, oltre che necessario. 

Amore e amicizia. Quanto hanno significato e quanto contano nella sua vita?  

Moltissimo. L’amore per mio marito è stato una cosa speciale della mia vita. Maturato a Pesaro dopo il ritorno da Auschwitz, ha segnato davvero un ritorno alla vita, una rinascita. Perfezionatasi con l’amore per i figli e i miei nipoti. Anche l’amicizia è importante. Per chi ha conosciuto il “male assoluto” scoprire relazioni positive, durevoli e gratuite ha un valore davvero speciale. 

La Repubblica di San Marino dista poche decine di chilometri da Pesaro, città da lei amata. Ha ricordi particolari legati a San Marino?  

La vicinanza con Pesaro in cui soggiornavo e soggiorno ancora per lunghi periodi ha favorito effettivamente le escursioni a San Marino. Avevamo anche amici nella repubblica e le occasioni di visita e permanenza sono state frequenti e sempre molto piacevoli ed interessanti. Ma debbo dire che questa domanda mi permette di riandare con la memoria a mio padre, morto ad Auschwitz; era un grande collezionista di francobolli e ricordo aveva delle serie di San Marino cui teneva particolarmente. 

“La forza della vita è straordinaria, è questa che bisogna trasmettere ai giovani d’oggi”. Queste sue parole, pronunciate il 29 gennaio 2020 al Parlamento Europeo, indicano per tutti noi adulti un obiettivo e un compito: cosa possiamo e cosa dobbiamo fare? 

In fondo è semplice: essere persone civili. Persone che non chiudono gli occhi, che non si voltano dall’altra parte, che non coltivano solo il proprio interesse, ma si sforzano di “seguir virtute e canoscenza”.